giovedì 6 novembre 2014

Poeti del Fluismo

Diamo il Benvenuto a Fabio Giordani che entra, a pieno merito, fra i poeti del FLUISMOFabio vince il ‘Premio Finalisti’ della 14° edizione del Concorso Nazionale di Poesia Edita ed Inedita CAPIT  “Terzo Millennio” dal tema libero e con una sezione speciale; Concorso organizzato con la collaborazione della Federazione Italiana Attività Letterarie (F.I.A.L.) e con il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri. La cerimonia di premiazione  è avvenuta sabato 25 ottobre  presso il teatro dei Dioscuri di Roma, complesso S. Andrea al Quirinale. Questa bellissima poesia dal titolo Tramonto  rispecchia a pieno il mondo di bellezza  in cui Fabio vive, portando con sé una segreta  ‘incapacità’ a goderne come se gli venisse impedito di attingere a piene mani a ciò che, invece, gli spetta di diritto. Fabio nasce a Roma il 18 maggio 1963. È  un uomo schivo e riservato. Ho impiegato qualcosa come dieci anni prima di conoscerlo di persona; l’ho incontrato per la prima volta nel salotto del Fluismo per l’incontro Iniziazione alla Poesia a cui ha partecipato e, solo dopo qualche giorno, ci ha fatto questo magnifico regalo.Indaco e viola sono i colori della sua intelligenza inarrestabile, della sua creatività che, come dicevo, nasconde e serba tutta per sé dietro la sua riservata timidezza. Si percepisce in lui una mente sensibile, ricca di sfumature; parla per lui quell’impaziente impulso che lo spinge a comporre versi.
Non è facile parlare del Tramonto e vincere un premio. Non è facile per vari motivi. Primo fra tutti perché sul Tramonto è stato scritto molto, forse troppo, dunque, trovare parole nuove ed evocare nuove sensazioni ed immagini non è semplice. L’originalità è ciò che un poeta ambisce possedere, il fatto di dire lui e, lui soltanto, qualcosa che lo riguarda e, nello stesso tempo, parlare a molti così come ha fatto Fabio.  Grazie per il tuo Tramonto che ci trasporta fra ombra e luce, fra realtà e sogno!

(Clara Orlandi)



Tramonto


Stendi il tuo velo
dai riflessi d’oro

a coprir questa campagna
che abbandono
al limitar della vendemmia

lasciando ai pirati
i suoi tesori

Le barocche pannocchie d’oro
Gli acini di verdi giade d’oriente
rossi e violacei di tormaline rare
I bronzi della scorsa mietitura
che nulla di cio’
a me appartiene
Solo la luna
con le sue
bianche perle

trattengo
a ricordare il tuo pallore