mercoledì 30 settembre 2015

Compagnia dei Giovanissimi di Brignano

Si è concluso con lo spettacolo pomeridiano della domenica il ciclo di rappresentazioni di Isola 51 di profilo sembra pazzo, presso il teatro Tirso de Molina, lavoro di Mario Scaletta interpretato dalla Compagnia dei Giovanissimi di Brignano.
Un sogno premonitore, proiettato nel futuro, quello che Mario Scaletta fa vivere ai personaggi della sua opera. Come nelle vicende oniriche, sul palcoscenico prendono vita, con un ritmo cadenzato, situazioni surreali che, vestite rigorosamente di bianco, sembrano essere piccole storie, con vita propria, nella storia più ampia che si svolge in un ospedale psichiatrico del futuro o, piuttosto, su un’astronave persa nello spazio?
Le battute si susseguono senza sosta e strappano il sorriso e l’applauso del pubblico ma, presto, ci si accorge che la comicità che si sprigiona è come un velo che ricopre un aspetto fra i più sfortunati che il genere umano è chiamato a vivere: il condizionamento. È così che lo spettatore rimane catturato e invitato a guardare oltre l’apparenza.
Lavoro non facile che affronta un tema delicato. Rappresentato in modo articolato, ricco di metafore, ben presto, il testo lascia salire, a piccole dosi, la complessità emozionale che suscita ogni singola battuta dei giovani attori: il riso rimane strozzato in gola, quasi a proporci che forse sarebbe più opportuno piangere. È così che le sensazioni virano da un polo all’altro.
Fantastica, ancor più, l’idea di affidare ad un HAL la parte di un Socrate moderno che riabilita pensiero e parola dei suoi discepoli. Durante la notte, la fredda macchina inserisce nelle menti dei ragazzi tutto ciò che il teatro e il cinema hanno proposto negli anni a proposito di sentimenti ed emozioni. Tuttavia, le lezioni di gruppo sembrano non essere sufficienti alla riabilitazione che, come un miraggio, avrebbe portato i ragazzi sull’Isola 51, un luogo ‘fatato’, un Paese dei Balocchi, dove avrebbero potuto vivere una vita senza genitori e, soprattutto, senza condizionamenti di sorta.
Fra questi studenti del pensiero e della parola, c’è, però, un personaggio chiave: il Barlume di Coscienza. Troppo spesso messa a tacere dagli interpreti stessi, perché in apparenza è una bimba vestita di rosso e si sa i bambini non hanno niente da dire (questo il pensiero di molti) ma quando, finalmente, il Barlume di Coscienza (interpretato da una fantastica attrice in erba) entrerà in azione, soltanto con il tocco di una mano, ecco arrivare fra i ragazzi la sensibilità vera, quella autentica che viene dal cuore.
È l’amore incondizionato dei genitori che, pur di riabilitare i loro figli, avrebbero rinunciato alla loro vita creativa e di relazione: questo è ciò che i ragazzi riescono a scoprire. Qui l’emozione si fa autentica: è come se ogni genitore fosse chiamato in causa e, finalmente, lo spettatore si identifica con padre e madre di quei ragazzi che sono alla ricerca di loro stessi. Il lieto fine ci mette davanti alla nostra mancata consapevolezza e, nello stesso tempo, ci fa ben sperare che l’amore e l’arte possano restituire ai nostri figli una vita degna di essere vissuta.
In questo lavoro non si notano attori principali, un plauso va indistintamente a tutti i ragazzi che hanno dimostrato una coesione di gruppo non indifferente dove la singola battuta e il testo ben più articolato hanno avuto lo stesso valore, proprio come l’orologio che fa bella mostra di sé nella scenografia minimalista e che, inesorabile, misura il tempo con le sue lancette che dipendono, però, le une dalle altre.
Grazie, Mario Scaletta! Un testo che fa riflettere, che insegna e che antepone alla ‘catastrofe’ annunciata, il sentimento e l’emozione come via di guarigione, come mezzo autentico di comunicare e di relazionarsi, proprio come è nella visione del Fluismo.

(Clara Orlandi)


Nessun commento:

Posta un commento